Da Gonars, piccola comunità prossima a Trieste, è giunta una lezione rivelatrice dei percorsi della memoria, non storia, ma complessa fonte per la storia. La visita al cimitero e al luogo del campo di concentramento fascista per slavi, attivo dal 1942 alla fine della guerra e riattivato come campo profughi, è stata guidata da un uomo, che ha vissuto da bambino nelle baracche di Gonars, nella seconda fase. Nel piccolo cimitero tre segni di memoria, tutti e solo slavi, lasciati in successione dalla Repubblica di Jugoslavia, dalla Slovenia e dalla Croazia. Lo spazio del campo da pochi anni è segnato da un'installazione artistica, voluta dal Comune di Gonars. Nel tempo, prima la memoria pubblica delle vittime, poi, tardiva, la memoria dei responsabili, dopo oltre sessant'anni di silenzio. I testi delle targhe del cimitero sono diversi: unico il fatto, diverso il posto attribuitogli dalle tre narrazioni nazionali. Può avere una potenza esplicativa forte – l'hanno imparato qui i nostri studenti – la storia della memoria.
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FERRO |