Due frontiere separano il Friuli dal capoluogo dell'Istria, Pisino, città interna. Si attraversano pochi chilometri di Slovenia prima di entrare nell'Istria croata, regione chiave per le storie di confine. Hanno storie diverse la costa e l'interno: resti della civiltà veneziana lungo il mare, su cui oggi si affacciano città, modernizzate anche dal turismo; l'interno di grandi spazi verdi o zone brulle, scarsa densità demografica. Al centro, Pisino conserva in un museo importante fonti materiali della “civiltà del ferro”, testimonianze della vocazione per l'agricoltura e le miniere. Si affaccia su una foiba il castello medioevale, oggi sede del museo, nel 1943 luogo di prigionia per italiani e militari della Wermacht, nel periodo delle violenze dell'esercito partigiano di Tito, le “foibe istriane”. Qui il tentativo di cancellazione della memoria è stato opera croata: il restauro del castello ha cancellato i graffiti, lasciati dai prigionieri italiani e tedeschi. Percorrendo le strade interne della regione, è stato il paesaggio a diventare fonte: spazi vuoti, estensioni di macchie o aree sassose, case coloniche abbandonate sono testimonianze di un mutamento storicamente significativo, spiegabile anche con l'esodo di italiani. Più a sud, avremmo trovato segni ancor più netti: l'abbandono delle miniere, che era stato investimento notevole dell'Italia fascista.
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