Nel grande spazio che circonda la croce protesa verso l'alto del monumento di Basovizza, gli studenti si sono disposti in cerchio intorno allo storico, che spiegava la non semplicissima storia di questo luogo. Nel vecchio pozzo ora coperto sono stati gettati e ritrovati corpi, come nelle foibe, tra cui la vicinissima Plutone, che non è meta di visite per motivi di sicurezza. La zona delle foibe giuliane (1945) è vasta quanto la regione. Malgrado non si tratti di una vera foiba, è caduta su Basovizza la scelta di costruire il più grande monumento, riconosciuto d'interesse nazionale nel 1992. Qui come ogni anno – ancora montato il palco e sparse corone di fiori due giorni dopo il 10 febbraio – è avvenuta la cerimonia commemorativa nazionale. Nel muro di cinta dell'area monumentale, in un cippo posto esattamente sull'imboccatura del pozzo, lapidi con frasi, nomi, poesie tracciano la storia delle memoria delle foibe giuliane. Vi si leggono un grande dolore e l'enorme rancore per il lungo oblio, espressioni di odio verso i comunisti, responsabili delle stragi e del silenzio. L'enormità delle dimensioni del monumento ha il senso di una fragorosa rottura del silenzio. Poco lontano, un cippo ricorda una strage fascista: quattro giovani fucilati dai fascisti, nel 1930.
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FRANCO CECOTTI |